I documenti clinici del pilota erano stata trafugati dall’ospedale di Grenoble. Il suicida lavorava per una compagnia di salvataggio aereo che organizzò il trasporto in Svizzera
Il dramma di Michael Schumacher è tornato improvvisamente in primo piano per una tragica notizia: il suicidio di un uomo sospettato per il furto delle cartelle cliniche dell’ex pilota, che qualcuno aveva cercato di vendere ai media.
Era un dirigente di una società svizzera di soccorso incaricata di trasferire Schumacher dall’ospedale di Grenoble a Losanna - dove l’ex ferrarista ha intrapreso la riabilitazione dopo il lungo coma causato dalla caduta sugli sci del 30 dicembre scorso a Meribel, sulle Alpi francesi - ed era stato arrestato ieri a Zurigo. Niente si era saputo del fermo fino allo scarno annuncio ufficiale di oggi, in cui si annuncia che il sospettato si è ucciso impiccandosi nella sua cella.
La Procura di Zurigo non ha rivelato l’identità del sospetto e ha fatto solo sapere che ieri nell’interrogatorio di polizia aveva respinto le accuse e che oggi doveva essere sentito dal magistrato. L’inchiesta sul furto di dati sensibili relativi alle condizioni di salute di Michael Schumacher, un segreto molto ben custodito, era stata avviata alla fine di giugno in Francia dopo che la famiglia del pilota ne aveva denunciato la sottrazione e l’offerta ai media in cambio di denaro, circa 50mila euro. Secondo le prime indagini, i dati erano stati copiati dal rapporto medico dell’ospedale di Grenoble poco prima del trasferimento a Losanna del paziente. Il fascicolo era intestato a Jeremy Martin, lo pseudonimo assegnato a Schumacher per garantire la massima privacy.
Le indagini si sono quindi concentrate sulle ditte contattate per il trasporto di Schumacher, che avevano ricevuto la documentazione sanitaria necessaria per organizzare l’operazione in sicurezza. Tra queste c’era la Rega, una delle più note aziende svizzere del settore, che però poi aveva effettuato il trasferimento via terra, con un’ambulanza. A inizio luglio, gli investigatori, seguendo l’indirizzo IP utilizzato dal ladro, hanno rintracciato nella sede della società il computer utilizzato per cercare di vendere i dati. Nelle maglie è rimasto il dirigente uccisosi oggi, ma la Procura, che non ha altri indagati, rileva che per lui vale la «presunzione d’innocenza».
Intanto Schumacher sta pian piano risalendo la china nel centro riabilitativo di Losanna e, secondo alcune fonti, potrebbe rientrare a casa entro qualche settimana.
Il dramma di Michael Schumacher è tornato improvvisamente in primo piano per una tragica notizia: il suicidio di un uomo sospettato per il furto delle cartelle cliniche dell’ex pilota, che qualcuno aveva cercato di vendere ai media.
Era un dirigente di una società svizzera di soccorso incaricata di trasferire Schumacher dall’ospedale di Grenoble a Losanna - dove l’ex ferrarista ha intrapreso la riabilitazione dopo il lungo coma causato dalla caduta sugli sci del 30 dicembre scorso a Meribel, sulle Alpi francesi - ed era stato arrestato ieri a Zurigo. Niente si era saputo del fermo fino allo scarno annuncio ufficiale di oggi, in cui si annuncia che il sospettato si è ucciso impiccandosi nella sua cella.
La Procura di Zurigo non ha rivelato l’identità del sospetto e ha fatto solo sapere che ieri nell’interrogatorio di polizia aveva respinto le accuse e che oggi doveva essere sentito dal magistrato. L’inchiesta sul furto di dati sensibili relativi alle condizioni di salute di Michael Schumacher, un segreto molto ben custodito, era stata avviata alla fine di giugno in Francia dopo che la famiglia del pilota ne aveva denunciato la sottrazione e l’offerta ai media in cambio di denaro, circa 50mila euro. Secondo le prime indagini, i dati erano stati copiati dal rapporto medico dell’ospedale di Grenoble poco prima del trasferimento a Losanna del paziente. Il fascicolo era intestato a Jeremy Martin, lo pseudonimo assegnato a Schumacher per garantire la massima privacy.
Le indagini si sono quindi concentrate sulle ditte contattate per il trasporto di Schumacher, che avevano ricevuto la documentazione sanitaria necessaria per organizzare l’operazione in sicurezza. Tra queste c’era la Rega, una delle più note aziende svizzere del settore, che però poi aveva effettuato il trasferimento via terra, con un’ambulanza. A inizio luglio, gli investigatori, seguendo l’indirizzo IP utilizzato dal ladro, hanno rintracciato nella sede della società il computer utilizzato per cercare di vendere i dati. Nelle maglie è rimasto il dirigente uccisosi oggi, ma la Procura, che non ha altri indagati, rileva che per lui vale la «presunzione d’innocenza».
Intanto Schumacher sta pian piano risalendo la china nel centro riabilitativo di Losanna e, secondo alcune fonti, potrebbe rientrare a casa entro qualche settimana.