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description"Libro di Habbo" "I retroscena del Sol" Ep.38 Pronti alla deriva? Empty"Libro di Habbo" "I retroscena del Sol" Ep.38 Pronti alla deriva?

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Rimasero in silenzio, il gruppo, lasciato indietro un pezzo della band, cercava in silenzio, nei corridoi illuminati, vuoti, come immobili, il loro camerino, come se tutti fossero arrabbiati con tutti, ma forse quella rabbia, quel sentimento così fiorente, ed in quel giorno tanto speciale fatto rifiorire così dal nulla, li stava lacerando dentro, sapevano che qualcosa di veritiero nelle parole di Zack c’era, eppure nessuno, nella propria mente, poteva mai immaginare cosa, seppur le idee non mancavano, ma sempre e solo in un ragionamento intimo nei tre animi dei tre membri. Riuscirono a trovare il camerino, entrarono silenziosamente e il primo a riaprire il teatro del dialogo fu James, incapace di sopportare una così forte pressione negativa, desideroso di vivere quel giorno come un qualcosa di speciale, un’esperienza da coltivare e chiudere con una bella chiave dorata in un cassetto del proprio cuore, conservarla, amarla in un futuro prossimo, qualunque sia il suo finale:

James: "Non è possibile che ogni cosa belle deve esserci rovinata da qualcuno! Non sono capace di accettarlo, come non accetto quei musi lunghi che vedo sui vostri volti, non accetto che un parassita risorto dal mondo dei morti metta zizzania tra di noi, ci rovini anche questa giornata, partita con i migliori presupposti! Gabriele ha preso la parte di Zack? Cosa importa! Vivremo comunque, stiamo vivendo comunque anche senza di lui, e continueremo a farlo, senza di lui, senza Zack, solo noi 3 siamo i Better Baby, e questo deve bastarci!" -lasciando cadere a terra il grande borsone che da casa di Stefania si era portata appresso-

Vanessa: "Hai fin troppa ragione ma le ferite tornano a riaprirsi.. Ci ritroviamo dopo mesi a rivivere la stessa situazione e che fine sta facendo la nostra band? Si sta spaccando sempre di più portando a dividerci anche fra noi tre, i più uniti, i più saldi, coloro che si amano di più in questo gruppo e che forse ci tengono maggiormente rispetto agli altri.." -poggiatasi, a peso morto, lasciatasi cadere su una poltrona lì nel camerino, rammaricandosi su sé stessa, analizzando la debolezza del gruppo, lo stesso prossimo allo sbaraglio, ma bruscamente fu interrotta-
Kai sbatté prepotentemente un pugno contro la fragile parete del camerino, irritato, ricolmo di odio, rabbia, furia che bramava dalla voglia di uscire, sfogarsi, liberarsi dalle catene dell’amore che sopprimevano il suo lato irascibile. Vanessa sobbalzò, mentre James voltò rapidamente la testa verso il fratello, conoscendolo ormai come il palmo della sua mano, non tentò neanche di avvicinarsi a lui perché sapeva che stargli lontano era meglio che consolarlo, ma questo Vanessa ancora non lo aveva capito: con spirito crocerossino si alzò dalla poltrona e si diresse da Kai, poggiandogli entrambi le mani sulle spalle, mentre il giovane rimaneva con le mani poggiate alla parete, con la testa bassa, fisso a guardare il pavimento:

Vanessa: "Kai.. So cosa stai provando, la rabbia che provi dentro di te è terribile, la sento, ma non puoi fare così.. Devi reagire.." -un movimento scattante fece allontanare l’ingenua ragazza, che subì un odio che non era originariamente diretto a lei-

Kai: "Vuoi che reagisca?! Non dovevi trattenermi se volevi che io reagissi! Per colpa tua non ho assestato quattro pugni a quel farabutto! Ancora continui a proteggerlo?! Vuoi ancora ammirare quella sua faccia da pagliaccio?!" -le urlò contro, senza che Vanessa potesse rispondere, o almeno cercare, non sapeva cosa dire e non aveva neanche occasione di parlare- "Ho bisogno di uscire, questa stanza è diventata asfissiante.." -scappò via, uscì e sbatté dietro di sé la porta, mentre Vanessa rimase impietrita, ferita nel profondo, con gli occhi ripieni di lacrime, dopo tanto aveva finalmente capito quanto fosse stata stupida a dubitare di Kai, riuscì a capire il vero amore che la legava a lui, riuscì a dimenticare tutti per un solo momento, nel suo cervello appariva solo e soltanto l’immagine del loro amore che stava iniziando a sfumarsi, da una sola tonalità, ramificarsi, estendersi, radiarsi in tante piccole colorazione differenti, ognuna simboleggiante ogni fibra del loro sentimento, dalla rabbia alla gioia, dalla spietatezza alla passione: stavano solo imparando a conoscersi meglio-.
In tutto ciò Vanessa rimase ferma lì, non riusciva davvero a comprendere la rabbia di Kai, o meglio aveva capito l’origine, ma il perché si fosse scagliato contro di lei, ancora non le era entrato in testa. James le si avvicinò, le mise una mano sulla spalla, trascinò questa finché non si posizionò con tutto il corpo difronte alla ragazza e le disse:

James: "Ancora non lo conosci, non potevi sapere che in questi momenti Kai vuole solo distanza, non vuole nessuno in mezzo a lui, neppure me, né nostro padre, né nostra madre, l’unica persona che fa eccezione è Miriam, nostra sorella, la più piccola dei tre.." -Vanessa lo guardava mentre le lacrime scorrevano lungo il suo viso, prima di quei momenti così tenebrosi, impregnati di rabbia e rimorso, arricchito da uno splendido sorriso, naufragato ormai da qualche parte- "Non puoi conoscerla.. purtroppo è morta 2 anni fa per colpa di una tremenda fatalità.." -strinse i pugni e le lacrime di Vanessa cessarono, sorpresa dalla triste confidenza che James le aveva raccontato: i ruoli si capovolsero, Vanessa doveva ora sostenere James, evitare di piangere, mantenere la corazza rigida- "Va sempre a trovarla, non c’è settimana che non mantiene la promessa che le fece quando ancora era in vita.. Solo con lei si confida.. Va al cimitero, si siede ai piedi della sua lapide e le parla come se lei fosse viva, lì, quanto lo vorrei... Non la scaccia mai, vuole solo lei in quei momenti... Perciò ti prego di capirlo, non prendertela con lui, quello che ha detto, beh, non voleva davvero dire quelle cose.." -e di colpo la ragazza strinse il povero giovane in un caloroso abbraccio, che di più speciali non ne aveva mai ricevuti, sembrava quasi come se Vanessa ne avesse più bisogno che dello stesso James-

Vanessa: "Ami tuo fratello, proprio come lo amo io, e so che vuoi solo il suo bene, ma la tragedia di tua sorella non la conoscevo, non sapevo nulla.. Ho capito il mio errore, il peggiore che potessi fare.." -e interrogativamente James chiese spiegazioni alla ragazza-

James: "Quale errore? Cosa hai mai potuto fare tu contro mio fratello?"

Vanessa: "Ho voluto amare solo la parte che mi faceva comodo.. Ho evitato il resto, non mi sono interessata alla sua storia, alla sua vita, non ho chiesto, ho solo saputo accogliere quello che mi diceva, complimenti su complimenti, abbiamo vissuto il momento come se fossimo semplici amanti, ma non è così. Io lo amo eppure cosa ho saputo fare per lui? Pararmi dalle sue insicurezze?... Non voglio giustificarmi, ma Zack mi ha cambiata, mi ha resa acida, fredda, superficiale, ma io non sono così.." -un paio di colpi sulla schiena da parte del giovane, voglioso di calmarla, farle capire dove risiede la vera realtà delle cose e dei fatti-

James: "Non devi chiedere scusa a nessuno chiaro? Sei la miglior fidanzata che mio fratello potesse mai trovare, non potevo che desiderare compagna migliore! Zack ha le sue colpe, ci ha condizionati, e lo ha fatto fino a questo momento, la sua infamità ti ha macchiata, è vero, ma tutti abbiamo l’anima sporca, io non ti mentii riguardo le mie nottate in discoteca? Credi che io sia stato un buon amico?" –l’abbraccio si sciolse, e i due si portarono uno difronte all’altro mirandosi con lo sguardo-

Vanessa: "Facciamo a gara a chi ha fatto le cose peggiori? Ahah.." -accennando ad una risatina spezzata, mentre asciugava le guance bagnate dalle lacrime con entrambe le mani, mentre, improvvisamente, la porta si aprì in tutta la sua lentezza-.
Il cigolio della porta, lento e sentito, fece voltare entrambi i giovani, non repentinamente, ma sorpresi, mentre entrambi asciugavano i propri volti, e si davano un decoro figurativo. Spalancata la porta, Kai entrò timidamente, con la testa protesa verso il basso, seppur accennando a qualche sguardo verso i suoi due amati, il fratello da una parte, l’amore della sua vita dall’altro, e pentitosi disse:

Kai: "Seppur sbagliata tu mi hai cambiato in meglio e qui, se c’è qualcuno che deve chiederti scusa, sono io che devo chiederti scusa.." -il giovane, con il viso arrossato, gli occhi lucidi dalle lacrime versate, ritornò pentito nel camerino-
Senza aggiungere nulla, ansiosi solo di quello, Vanessa si alzò velocemente, lo raggiunse a passo velocemente, seppur la distanza non fosse chissà che, e lo baciò, avvolse il suo collo fra le sue braccia, allo stesso modo fece lui con il busto di lei, mentre James, dalle retrovie si abbandonava ad un pianto liberatorio, delicato, poco accentuato, ma ricco di felicità, aveva sganciato una parte di sé, una parte della sua storia che fino a quel momento era rimasta celata.

Passarono le ore, dopo la ripresa di coscienza delle loro persone, condussero varie prove durante la giornata, finché si giunse all’atto finale, la sera, l’esibizione, il pubblico, stava arrivando, il momento tanto atteso era finalmente giunto. Gabriele non si era presentato a neanche una performance di prova, il gruppo aveva cantato senza di lui, capito come compensare la sua mancanza, seppur contavano sempre sul giovane al momento poi dell’esibizione effettiva sul palco. Nessuno era propenso a concludere quella giornata peggio di come fosse iniziata, nessuno voleva rivedere il replay della loro prima esibizione, allo stadio delle “Ali Azzurre” di Habbo City, quando ancora la band dimostrava unità, seppur le prime crepe provenivano da quel momento, dal preciso istante in cui Vanessa stonò: proprio come quando gli acuti provocano la rottura di un bicchiere, capovolgendo la situazione nella sua massima espressione di bruttezza, la nota stravolta, stonata, fuoritono, decisamente scoordinata, provocò la rottura dell’equilibrio, il disastro che poi sarebbe man mano cresciuto nel corso del tempo. La sera ancora nessuno aveva visto tornare Gabriele, come scomparso, smarritosi da qualche parte, bastava ragionarci un po’ e addizionare 2+2, giungere al risultato non poteva che non essere semplice. A 15 minuti prima della loro entrata sul palco, James si mise alla ricerca del compagno perso, e come da lui pensato, supposto, e speranzoso di essersi sbagliato, lo trovò nel posto in cui mai avrebbe voluto. Di soppianto spalancò la porta del camerino di Zack, senza bussare, senza chiedere il permesso: per queste convenzioni il tempo mancava. Introdottosi nel camerino, rimasto al tempo stesso sul ciglio della porta, vide chiacchierare beatamente Gabriele col suo compagno disperso, mentre in quel momento, nel suo arco visivo, mancava Kami, chiusa nel bagno intenta a prepararsi per lo spettacolo.

James: "Non potevi che dimostrarti più vile.. Ci hai traditi, avevi in mente di tradirci fin dal primo momento in cui non abbiamo accettato di far rientrare Zack nella Band, anzi, mi correggo, colpa del tuo caro amichetto se non è voluto tornare nel gruppo!" -non risposero, rimasero lì ad ascoltare che James finisse, come disinteressati da ciò che stesse dicendo o dalle sue intenzioni- "Ci credo che andate d’accordo! Siete fatti della stessa pasta! Uguali nella vostra anima nera, non vi vergognate? Credete di avere la coscienza pulita?! PARLATE!" -ma questi non risposero, mentre Kami era in bagno, riuscendo ad udire tutto ciò che James stesse dicendo, con l’orecchio teso alla porta, seppur non ci fosse tanto bisogno data la sottigliezza delle pareti- "Che c’è? Non avete più la lingua? Vi credete forti? Mi fate solo schifo! Siete mediocri!" -finalmente il ragazzo ricevette una risposta, odiosa, ripugnante, indesiderata, immatura, riuscì a destare solo odio-.
Gabriele rise. Non riuscì a trattenere la risata che stava traboccando nelle sue interiora; non riuscì a dimostrarsi serio; non riuscì a concludere un discorso che potesse avere un briciolo di senso; non riuscì ad arrabbiarsi come aveva fatto quella mattina, perché aveva riconosciuto, grazie alle parole del compagno, che la sua missione era andata a porto: non riuscì ad essere un amico.

James: "Ridi? Spero tu stia scherzando Gabriele.. Stamattina per poco non svegliavi tutti per quanta rabbia tenevi in corpo e adesso sai solo ridere? Cos’è ti è passato improvvisamente tutto? Strano! Credevo che in quel cuore ci fosse un briciolo di sentimento in più per Vanessa.. Ma, a quanto pare, mediocre è anche il tuo cuore.." -rivolse le spalle ai due ragazzi, ma finalmente riuscì a sentire qualcosa che non fossero risate-

Gabriele: "Quella poco di buono mi ha trattato come uno zerbino, non mi ha mai degnato di uno sguardo, mai degnato di una carezza, un abbraccio, uno sguardo, ZERO! Credi che io possa continuare ad amarla? Se la spassa bene con tuo fratello, beh, certo, due persone senza cervello e una femminuccia che si fa le migliori serate in discoteca, cosa vuoi che ne esca da un gruppo come il vostro? AHAH!" -disse con un sorrisetto stampato sul volto, pieno di orgoglio, gioia, libertà di poter dire finalmente ciò che realmente pensava, ormai da tanto-
James si voltò, irritato dalle parole dell’amico, ferito nel profondo da ciò che stava dicendo, che aveva detto e sicuramente che già pensava da prima. Il brutto difetto di James risiedeva sul “botta e risposta”: non riusciva a trovare le parole adatte, era andato completamente nel panico, l’unica cosa che gli toccò fare e che pensò di fare, fu quella di andarsene senza dare una risposta diretta al compagno. Prima di andarsene attese qualche secondo, rivoltando sempre le spalle agli ex compagni, e prima che se ne andasse, Zack inferì ulteriormente:

Zack: "Ci sarà un motivo per cui Gabriele è tornato da me e soprattutto vi ha lasciati proprio nel momento in cui avevate più bisogno di lui. Per voi Gabry era solo un mezzo nel vostro gruppo.. Non mi sembrate così giusti non credi? Ma adesso avrete ciò che vi meritate! Vediamo chi sprigionerà più fuoco su quel palco!" -James prima che Zack riuscisse a finire, sfuggì alle sue parole, sentendole come un suono lontano e soffuso, lasciò i compagni nel camerino e corse, ritornando da Kai e Vanessa-.

Era deluso. Era tremendamente deluso. Non voleva più sentire una sola parola da quei due, nulla, voleva solo che quelli sparissero, non voleva rivederli, ascoltarli, sentirne parlare. Prima di raggiungere i Better Baby, si fermò in corridoio, proprio dove vi era il camerino del suo gruppo, strinse la faccia fra le sue due mani, scese lungo la parete, discorrendo con la schiena fino a raggiungere il pavimento. Pianse. Liberò la rabbia che aveva dentro attraverso il pianto, non ne capiva il motivo, non voleva piangere, era solo ricolmo di ira, deluso e affranto dalle parole che i suoi due ex compagni gli aveva riservato, a lui che mai aveva fatto nulla di male, a lui che aveva sempre cercato di rimanere imparziale, seppur forse qualche volta era scivolato nella lecita difesa di suo fratello. Voleva rimanere solo, restare lì, non voleva più salire su quel palco, voleva che quella bruttissima giornata finisse lì, in quel momento. Anche James stava per giungere alla deriva, lui e tutto il gruppo stavano per raggiungere la rottura più profonda e radicale.

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