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description"Libro di Habbo" "Guardians" Ep.53 Immersa nell'antichità Empty"Libro di Habbo" "Guardians" Ep.53 Immersa nell'antichità

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Lorden: "Semplicemente voglio che tu mi aiuti in un piano di distruzione rigorosamente ideato da me e da Arcadio.." -parole che furono accolte ad occhi spalancati dalla strega che non attese nella sua risposta-

Talessa: "Come farai tu a liberare il padre di Clatrina se quel sigillo può essere rimosso soltanto da lui dato che è lo stesso ad averlo creato?" -disse ponendo il dubbio alla verità da lei conosciuta-

Lorden: "In realtà quel sigillo che tiene in gabbia quell'uomo è stato creato da me.." -suscitando stranezza negli occhi di Talessa- "Immagino tu non conosca tutta la storia, conosci semplicemente ciò che io ho voluto far credere proprio con questo.." -indicando, nei limiti dei suoi movimenti, con la mano, il raptor che aveva in fronte- "In realtà, mentre Barto, il padre di Clatrina, stava preparando l'intruglio, sì, feci cuocere 5 secondi in più il composto ma non sarebbe bastato così poco per poterlo sigillare. Proprio per questo maledissi l'aula in cui l'incantesimo di Barto stava avvenendo, le pareti, il pavimento, ogni singolo oggetto in quella stanza, persino l'aria, e soprattutto questa. L'intruglio preparato da Barto doveva servire a sigillare l'aria nella stanza, maledicendo questa una volta che Barto ebbe pronunciato l'incantesimo questo si diffuse nella stanza, rimbalzò contro ogni singolo oggetto maledetto, trasformando l'azione di Barto in un mio incantesimo riflettente.. Non c'è bisogno di dire che l'incantesimo rimbalzando ritornò, sotto mio nome, contro Barto.." -disse mentre per tutto il racconto la strega ascoltò senza muovere un dito o proferire parola-

Talessa: "Adesso è tutto più chiaro.. Beh se così stanno le cose.." -disse mentre Lorden sudava e bramava una risposta positiva da parte della strega- "Accetto le tue condizioni" -Lorden si placò, rise dentro di sé, mentre la strega disciolse la stretta delle radici con le quali aveva intrappolato Lorden-.

Lo stregone si rialzò, colpì l'abito elegante che indossava rimuovendo la polvere che si era accumulata, sistemandolo ulteriormente e materializzando il suo cappello a cilindro. Guardò Talessa, la quale non smetteva di osservare la foresta, al di là della quale si trovava la scuola di Cristaly, tossì attirando la sua attenzione e le offrì il proprio braccio. Degnamente la strega rifiutò spiccando il volo, seguita poi da Lorden.

Ritornando a Cristaly..
Anvisio fu soccorso non appena il ragazzo che lo aveva ritrovato disteso a terra, nell'ufficio di Cosmia, aveva chiamato aiuto. Anvisio fu direttamente destinato in infermeria ma prima riuscì, con le poche forze che gli erano rimaste, a comunicare alla Prof.ssa Luana, che lo aveva soccorso in seguito, lo scontro che stava avvenendo fra Lorden e Talessa ma senza poter aggiungere altro.

Prof.ssa: "Lorden.. Devo immediatamente avvisare il preside Locui" -iniziando a correre freneticamente lungo i corridoi alla ricerca dell'ufficio del preside dei Templari- "Se il Preside Anvisio è uscito dal combattimento in queste condizioni, per Talessa non avverrà il contrario.. Devo sbrigarmi!".

Percorse i lunghi corridoi della scuola senza badare al minimo studente, al professore che accennava ad un saluto, alle piante che arricchivano l’ambientazione: davanti ai suoi occhi vi era solo e soltanto l’immagine di Lorden e la possibile stremata Talessa, seppur in lei vi era molta fiducia, la Prof.ssa Luana riconosceva quanto fosse difficile battere un avversario tanto forte quanto Lorden. Raggiunse l’ufficio di Locui, ritrovandosi davanti a sé un enorme portone alto fino al soffitto, adornato da elementi decorativi arcaici, forse indicativi di una qualche storia: la prof.ssa Luana, molto naturalmente, prende, dal suo taschino, una penna, molto grande rispetto alle classiche, caratterizzata da rune incise sul suo corpo, mentre il pennino rifletteva una luce luminescente, quasi incantata. Preso l’oggetto, con un gesto rapido e fugace, allontanandosi leggermente dal portone dell’ufficio di Locui, disegna nell’aria un simbolo, anch’esso antico, un solo segno inscritto nell’aria e riportato sulla grande porta d’ingresso. Per qualche secondo la runa rimase come spenta, come se fosse stata semplicemente scritta su di un foglio di carta, colorata dal suo stesso inchiostro, ma la normalità durò poco: tempestivamente, mentre la Prof.ssa Luana attendeva pazientemente, il simbolo inscritto sulla porta si illuminò di un bianco puro e solo a quel punto le due ante del portone iniziarono ad aprirsi lentamente, fino a spalancarsi completamente.

Entrata nell’ufficio del Preside, si ritrova davanti a sé una parete unicamente arredata da numerose armi, un set di equipaggiamenti, forse bottini di guerre pregresse, forse acquisti mossi dalla passione per l’antichità di Locui. Questo arricchiva la parte destra della stanza, mentre al di sopra del portone, ramificandosi per tutta la parete sinistra, quasi seppellendo la piccola libreria ammassata sullo stesso lato, si poteva notare un meraviglioso cumulo di rami e foglie e, nascoste fra quest’ultime, vi erano delle sfere illuminate, molto piccole, contenenti un chissà cosa che destava in ogni visitatore la più beata delle curiosità.

Prof.ssa: "Poche volte sono entrata qui e rimango sempre atterrita dalla bellezza di questo posto.." -osservando il soffitto e guardando intorno a sé, facendosi rapire dall’arredamento runico per il quale anche lei ne era innamorata- "Ma.. dov’è Locui?" -ritornando in sé stessa e notando come il preside non era seduto, rigorosamente, al suo tavolo in legno massiccio-.

La professoressa percorse pacatamente la stanza, salendo sullo scalino dove poi era collocata la scrivania del Preside, osservando quest’ultima e gli oggetti posizionati sul suo piano, cercando di non toccare nulla, conoscendo il carattere irascibile di Locui. Volse lo sguardo poi al grande finestrone aperto, spalancato, e proprio lì, sulla grande balconata che si affacciava al cortile della Scuola, vi era Locui intento ad allenarsi, a petto nudo, mentre il sudore sgorgava lungo il suo corpo, risplendendo alla luce del sole.

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