Da campionato d'élite a campionato per dilettanti
La brutta serata della Juve dell'altro ieri conferma i dubbi che aleggiavano intorno al nostro calcio. Morto, sepolto e, per ora, distante anni luce da quello che conoscevamo.
IL PAESE DEL BEL CALCIO
Zidane, Baggio, Nedved, Shevchenko, Nesta, Inzaghi, Ronaldo e tanti altri campioni di appena un decennio fa, sapete cosa hanno in comune? Essere esplosi in serie A, affermandosi anche sui grandi campi europei. Tra gli annoverati, ciascuno di loro ha vinto la Champions o il Pallone d'oro durante la permanenza nel nostro campionato.
Oggi si delinea invece una prospettiva molto più grigia: il Pallone d'Oro resterà un'utopia finchè in Spagna ci sarà un certo Lionel Messi a mantenere il monopolio sul prestigioso trofeo assegnato da France Football; così come il grande palcoscenico europeo resta conteso solo da Barcellona, Real Madrid e, con meno possibilità, Bayern Monaco. Bisognerebbe chiedersi: "Ma dove abbiamo sbagliato?!"; le risposte potrebbero essere molte, magari anche interdipendenti, fatto sta che del calcio italiano non vi è alcuna traccia.
IL DECLINO
Forse inizi a notare il problema quando Antonio Conte piazza Peluso per tenere a freno un certo Frank Ribery: un difensore che per quanto possa essere promettente, rimane pur sempre un giocatore che fino a 3 mesi fa giocava nell'Atalanta con prestazioni dubbie e per non retrocedere. Oppure storcerai il naso vedendo in attacco Matri e Quagliarella per rispondere al poderoso trio Ribery-Mandzukic-Muller.
Poi se hai la certezza di avere tra i pali il miglior portiere del mondo, e ti ritrovi sotto di due reti, causate da tiri non proprio irresistibili, magari inizi a pensare che qualcosa è andato proprio storto. Sono lontani i tempi del Grande Milan e della Juve Guerriera in Europa, e se oggi vediamo i bianconeri trionfare in campionato si inizia a pensare che non sia solo per le qualità dei giocatori, quanto per i demeriti delle concorrenti; e la prova incontrovertibile è la partita di ieri sera in Germania: un altro mondo, un'altra interpretazione di gioco, uno spirito diverso, una qualità distante anni luce.
Una cosa è certa: la Serie A ha perso tutto il suo appeal, l'Italia non è più una meta nè per giocatori affermati nè per giovani che vogliono mettersi in mostra, preferendo scenari come la Liga o la Premier. Sarebbe semplicistico dire "Certo, se mandiamo via tutti i giovani!". Ricordiamoci che stiamo parlando della SERIE A e non del Torneo di Viareggio. Quel che servirebbe al nostro campionato sono quei nomi da fantamercato che fanno sognare i tifosi e attirano l'attenzione di tutta l'Europa: il Milan ha già mosso un gran bel primo passo acquistando Balotelli, e i risultati supportano la mia teoria.
Bisogna mandare via i giocatori dal dubbio potenziale e investire tutto il ricavato anche su un unico grande nome, per emozionare i tifosi, per mozzare il fiato all'Europa, per tornare sul trono usurpato.
IL PAESE DEL BEL CALCIO
Zidane, Baggio, Nedved, Shevchenko, Nesta, Inzaghi, Ronaldo e tanti altri campioni di appena un decennio fa, sapete cosa hanno in comune? Essere esplosi in serie A, affermandosi anche sui grandi campi europei. Tra gli annoverati, ciascuno di loro ha vinto la Champions o il Pallone d'oro durante la permanenza nel nostro campionato.
Oggi si delinea invece una prospettiva molto più grigia: il Pallone d'Oro resterà un'utopia finchè in Spagna ci sarà un certo Lionel Messi a mantenere il monopolio sul prestigioso trofeo assegnato da France Football; così come il grande palcoscenico europeo resta conteso solo da Barcellona, Real Madrid e, con meno possibilità, Bayern Monaco. Bisognerebbe chiedersi: "Ma dove abbiamo sbagliato?!"; le risposte potrebbero essere molte, magari anche interdipendenti, fatto sta che del calcio italiano non vi è alcuna traccia.
IL DECLINO
Forse inizi a notare il problema quando Antonio Conte piazza Peluso per tenere a freno un certo Frank Ribery: un difensore che per quanto possa essere promettente, rimane pur sempre un giocatore che fino a 3 mesi fa giocava nell'Atalanta con prestazioni dubbie e per non retrocedere. Oppure storcerai il naso vedendo in attacco Matri e Quagliarella per rispondere al poderoso trio Ribery-Mandzukic-Muller.
Poi se hai la certezza di avere tra i pali il miglior portiere del mondo, e ti ritrovi sotto di due reti, causate da tiri non proprio irresistibili, magari inizi a pensare che qualcosa è andato proprio storto. Sono lontani i tempi del Grande Milan e della Juve Guerriera in Europa, e se oggi vediamo i bianconeri trionfare in campionato si inizia a pensare che non sia solo per le qualità dei giocatori, quanto per i demeriti delle concorrenti; e la prova incontrovertibile è la partita di ieri sera in Germania: un altro mondo, un'altra interpretazione di gioco, uno spirito diverso, una qualità distante anni luce.
Una cosa è certa: la Serie A ha perso tutto il suo appeal, l'Italia non è più una meta nè per giocatori affermati nè per giovani che vogliono mettersi in mostra, preferendo scenari come la Liga o la Premier. Sarebbe semplicistico dire "Certo, se mandiamo via tutti i giovani!". Ricordiamoci che stiamo parlando della SERIE A e non del Torneo di Viareggio. Quel che servirebbe al nostro campionato sono quei nomi da fantamercato che fanno sognare i tifosi e attirano l'attenzione di tutta l'Europa: il Milan ha già mosso un gran bel primo passo acquistando Balotelli, e i risultati supportano la mia teoria.
Bisogna mandare via i giocatori dal dubbio potenziale e investire tutto il ricavato anche su un unico grande nome, per emozionare i tifosi, per mozzare il fiato all'Europa, per tornare sul trono usurpato.